I due “tipi” di somministrazione nei circoli privati
I due “tipi” di somministrazione nei circoli privati

Nel mondo dell’associazionismo, la gestione interna di un punto ristoro può generare dubbi in merito al corretto trattamento fiscale delle attività svolte. Comprendere i due “tipi” di somministrazione nei circoli privati è fondamentale per operare nel rispetto della normativa vigente ed evitare che un’attività, solo apparentemente marginale, si trasformi in un rischio fiscale per l’ente.
Alimenti e bevande vs pasti preparati: una distinzione determinante
La normativa distingue chiaramente tra due forme di somministrazione. La prima è la somministrazione di alimenti e bevande preconfezionati o pronti al consumo, come caffè, bibite, panini freddi, snack e simili. In questo caso, l’attività può essere considerata non commerciale ai sensi dell’art. 85 del D.Lgs. 117/2017 (e precedentemente art. 148 del DPR 917/1986), ma solo se vengono rispettate alcune condizioni essenziali:
- L’attività è svolta da un circolo privato affiliato a un ente nazionale riconosciuto;
- I beneficiari sono esclusivamente i soci regolarmente tesserati;
- Non viene effettuata alcuna forma di pubblicità o apertura al pubblico;
- L’attività ha carattere accessorio rispetto alle finalità istituzionali.
Diversa è invece la somministrazione di pasti preparati, ovvero quella che prevede una vera e propria attività di cucina, con menù, servizio al tavolo, e organizzazione simile a quella di un ristorante o mensa. In questo caso, la prestazione è qualificata come attività commerciale ai sensi dell’art. 3, comma 2, n. 4 del D.P.R. 633/1972 e quindi soggetta a IVA e imposte dirette, anche se svolta esclusivamente in favore dei soci.
Orientamenti giurisprudenziali e fiscali
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la semplice mescita di bevande all’interno dell’attività associativa, se occasionale e non strutturata, può rientrare tra le attività esenti da imposizione. Tuttavia, quando l’attività assume caratteristiche organizzate e strutturate, simili a un esercizio di ristorazione, essa è da considerarsi imponibile a tutti gli effetti.
L’Agenzia delle Entrate ha confermato questa linea interpretativa, chiarendo che la somministrazione di pasti completi costituisce attività commerciale anche nel caso in cui sia rivolta esclusivamente ai soci.
Implicazioni fiscali per i circoli
La distinzione tra le due tipologie di attività comporta importanti conseguenze in termini fiscali:
- Un circolo che offre un bar interno, senza cucina e con servizio limitato, può rientrare nel regime decommercializzato, beneficiando di esenzioni fiscali e semplificazioni contabili.
- Al contrario, un circolo che gestisce un vero e proprio ristorante, con preparazione di pasti, servizio e menù, sarà obbligato a rispettare tutte le norme fiscali previste per le attività commerciali, inclusa la registrazione alla Camera di Commercio, l’emissione di scontrini e il versamento dell’IVA.
Conclusioni
Comprendere i due “tipi” di somministrazione nei circoli privati consente agli enti associativi di prendere decisioni consapevoli, evitando di incorrere in sanzioni o accertamenti fiscali. In sintesi, si possono distinguere:
- Una somministrazione non rilevante fiscalmente, come quella del bar sociale con offerta limitata;
- Una somministrazione rilevante e imponibile, che comprende tutte le attività assimilabili alla ristorazione classica.
Una corretta analisi preventiva, supportata da enti esperti come Entes, è il primo passo per garantire la sostenibilità e la regolarità dell’attività associativa nel lungo termine. Solo così è possibile conciliare il servizio ai soci con il pieno rispetto delle normative.


